Pellegrinaggio al santuario mariano di Jasna Góra (Monte chiaro) in Czestochawa (Polonia) tra Redentoristi e Salesiani: un’avventura soprattutto spirituale e poi canora.
(di Mimmo Iervolino www.mimmoiervolino.it )
Dall’anno scorso attendevo la possibilità di andare in Polonia per questa esperienza che Roberto Bignoli mi aveva descritto in ogni particolare facendomela desiderare. L’anno scorso però per un impegno non riuscii ad andarvi e così quest’anno per tempo padre Piotr, l’organizzatore del “Pellegrinaggio dei giovani radioascoltatori di Radio Maryja”, nonché giornalista affermato, ma soprattutto sacerdote redentorista, mi contatta e si confermano i giorni: 26-30 maggio 2005, per la mia permanenza a Torun e poi a Czestochawa.
Con me viene anche Rosario, mio nipote che oramai mi accompagna ovunque essendo un “manipolatore” di computer. Infatti mi muovo con tutta l’attrezzatura multimediale che mi permette anche di far vedere i testi delle canzoni, che per la trasferta polacca m’ero fatto tradurre da un collega di facoltà, che con un po’ di fatica era riuscito a rendere in polacco tutti i contenuti delle canzoni che avevo pensato di cantare. Sono stati utilissimi soprattutto per le dirette televisive.
Intanto per la conclusione degli ultimi miei quattro esami, presso la Facoltà di Scienze delle Comunicazioni Sociali (Università Pontificia Salesiana), avevo da svolgere diversi lavori scritti e facendomi i conti con l’andata in Polonia, li ho dovuti consegnare in anticipo lavorando sodo anche di domenica. Un mese di maggio dunque all’insegna di questa meta da raggiungere a tutti i costi.
Il 26 arriva e non mancano i colpi di scena. Rosario non arrivava alla stazione Termini. Si annuncia un ritardo enorme. Un residuo bellico, ha paralizzato mezza Formia e i passeggeri di diversi treni devono raggirare l’ostacolo con gli autobus. Insomma la mia ansia sale alle stelle anche se Rosario non sembrava per niente preoccupato, anzi mi prendeva in giro. Arriva con due ore e più di ritardo, si prende subito il treno per Fiumicino e ci troviamo in tempo per il check-in e poi l’imbarco.
Intanto io ero andato all’Università Gregoriana dove dovevo ricevere dal professore l’esito del lavoro consegnato la settimana prima che mi valeva come voto finale del corso e pensando che dovevo anche frequentare mi sono seduto al mio solito posto. Intanto vedevo che il professore non arrivava e mi sono un po’ preoccupato. Finalmente ho focalizzato cosa stava accadendo. Il corso era il giorno dopo ed io avevo dato l’appuntamento al professore solo per ricevere l’esito del corso. Mi metto di nuovo in moto e cerco dove possa essere il professore. Lo trovo e mi consegna la lettera però sigillata e così ancora non conosco il voto che mi ha dato.
Si parte dunque per quest’avventura. Con Rosario è un continuo fare battute e risate, è divertentissimo. Stempera la mia ansia come non sa fare nessuno. Tutte le barzellette catastrofiche le racconta in procinto di prendere l’aereo e non c’è nessuno che lo fermi.
Arrivati a Varsavia, pensavamo che come minimo dovessimo indossare un cappotto e la maglia di lana. La mamma di Rosario aveva messo nella sua borsa tre cambiate invernali compresi i calzettoni di lana. Ridevamo su questo fatto perché a Varsavia c’erano 37 gradi centigradi e nei giorni successivi non c’è stato nessun calo. Un’anomalia hanno detto i nostri amici che ci hanno accolto all’aeroporto. D’altronde un napoletano cosa può portare di suo in un paese nordico? Il sole, no! Anche su questo si è fatta qualche battutina.
Un’altra sorpresa c’è stata quando ci hanno detto che Torun distava 250 Km da Varsavia, il che significava che saremmo arrivati dopo altre tre ore di viaggio, anche perché non ci sono autostrade a più corsie e quando si trova un camion è un patire per sorpassarlo. Comunque non ne abbiamo trovati ed il motivo era che quel giovedì era festa nazionale del Corpus Domini, ma li avremmo trovati tutti al ritorno…
A Torun ci accoglie padre Piotr, che avevo già incontrato a Roma. Dopo la morte del Santo Padre Giovanni Paolo II, era venuto per il Concistorio, come inviato di Radio Maryja. Mi ha intervistato e poi mi ha chiesto di invitare, come in uno spot, i giovani polacchi al pellegrinaggio del 28 maggio. Lui sorride sempre, è il suo vestito, il suo biglietto da visita. Avendo saputo che anch’egli si alimenta alla spiritualità focolarina, fra noi è nata subito un’intesa. Si va dritti all’essenziale a ciò che conta e a ciò che può servire per Regno di Dio. Giovedì 26 si conclude con la visita agli stupendi locali di radio Maryja di Torun e degli studi televisivi di Trwam Television. Sono molto moderni e tecnologicamente avanzati. Si vede subito che fanno sul serio. Rosario rimane affascinato dal mega server che consente collegamenti in contemporanea di migliaia di persone. Si parla di terabytes, mentre io ci capisco ben poco.
Si cena, si va a letto. Le stanze sono comode e si entra con una chiave elettronica (chi l’avrebbe mai detto?!). La mattinata di venerdì passa tranquilla, mi ripeto le canzoni da cantare e le organizzo sui powerpoint tradotti in polacco. Faccio qualche prova per l’animazione legata ad alcune mie nuove canzoni, poi ci incontriamo con p. Piotr per programmare le dirette televisive e radiofoniche e il concerto di Czestochawa.
Alle 17 arriviamo negli studi televisivi di Trwam Television. Un impatto gradevole e con attrezzature importanti che permettono la realizzazione di ottimi programmi televisivi. Mi incontro con un gruppetto di ragazze e con loro organizzo le animazioni per le canzoni dance. Finalmente conosco il traduttore. È un padre salesiano che ha studiato con il mio attuale decano della Facoltà di Scienze delle Comunicazioni. Si fa chiama Antonio (in italiano). C’è subito un’intesa forse perché provengo dall’ambiente salesiano. Non sapeva che Tadek il suo amico di studi a Roma era diventato decano e così immediatamente lo chiama. A me don Tadek, fa l’elenco delle cose buone da assaggiare a Torun. Ho provato a mandare giù i biscotti farciti di marmellata e ricoperti di cioccolato, ma per i miei gusti erano troppo dolci. Ho potuto apprezzare però tutto il resto della cucina, senza rimanere digiuno, come mi avevano prospettato alcuni.
Arriva il momento della diretta. Sono emozionantissimo. Passa il tempo tra canzoni, presentazione del mio ministero canoro, il racconto della mia vocazione sacerdotale. Si parla del Santo Padre defunto di come è stato un faro nella mia vita e quanto io abbia apprezzato il suo magistero. Dopo cena la seconda parte, altre due ore di diretta stavolta con telefonate e domande da parte dei radio ascoltatori. Si crea un clima di attesa per il concerto a Jasna Gora.
Con le valige già pronte e passate nella macchina di padre Antonio, ci si sposta in un’altra città impronunciabile per me, Aleksandrow Dawny. Qui i salesiani hanno una grande scuola frequentata da migliaia di giovani. Ci accoglie, ormai a notte fonda, il buio di una giornata che sembrava non finisse mai, anche perché essendo più vicini al polo nord, le giornate sono più lunghe e alle dieci passate c’è ancora il sole che sta tramontando. A mezzanotte dopo aver steso le lenzuola sui letti ci siamo addormentati. Alle sei il sole era già così alto che sembrava mezzogiorno. Anche questa giornata sarebbe stata lunga e faticosa. Il santuario mariano, luogo del concerto è a 400 Km di distanza. Ci vogliono 4 ore buone di viaggio. Si parte alle 8 dopo una veloce, ma abbondante colazione. Don Antonio è spericolato e così le mie viscere ne risentono. Dobbiamo fermarci ad un autogrill. La porta del bagno non si chiudeva così ho pregato Rosario di farmi da guardia. Come al solito mi sono dovuto sorbire i suoi commenti a caldo sulla mia aerofagia da stress mista a mobilità viscerale insolita.
Siamo arrivati al famoso santuario, tutto era pronto, ma non ho potuto fare le prove, così dopo aver montato il microfono e il computer ed aver constatato la loro funzionalità, don antonio ci ha portato dalla “padrona di casa” la Madonna nera di Czestochawa. Dopo aver fatto la fila ci siamo ritrovati davanti all’immagine di Maria tanto cara ai polacchi. Le abbiamo chiesto di essere un dono per i ragazzi polacchi e di dire le parole giuste che potessero servire per l’edificazione del Regno di Dio. Il caldo eccessivo metteva a dura prova la mia pressione arteriosa e così don Antonio ci ha offerto un caffé e un gelato insieme ad una bevanda rinforzante. Mentre ad una fontana mi rinfrescavo la faccia mi sono caduti gli occhiali e mi si sono spaccati. Don Antonio ha commentato, che quello era un buon segno. Non potendosela prendere con noi perché sotto la protezione di Maria e del Santo Padre Giovanni Paolo II, Satana se la prende con le cose che ci stanno attorno… (mi sembrava eccessivo, ma comunque…).
È l’ora, salgo sul palco, incito a partecipare ai movimenti e a quanto è possibile per loro che non capivano l’italiano, comincia il coinvolgimento di tutti i ragazzi, sembra che la musica davvero possa andare al di là della comprensione linguistica, si diventa tutti una cosa sola. Mi emoziono e coinvolgo, don Antonio traduce aggiungendoci, come sa fare, qualcosa di suo. Il sole picchiava, la radio aveva detto che verso quell’ora ci sarebbero stati 37 gradi. Era vero, il sudore si faceva sentire e cantare era un’impresa, ma comunque con l’aiuto di Dio è andata bene.
Subito dopo il concerto la Messa di ringraziamento ha concluso il VII pellegrinaggio dei giovani ascoltatori di Radio Maria. Avevo sempre con me don Antonio che mi traduceva le cose che per lui erano più importanti, dunque la mia è stata una partecipazione straordinaria ad una Messa dove ci ho capito ben poco. Subito dopo abbiamo fatto i bagagli, e poi siamo partiti alla volta di Aleksandrow Dawny. Altre ore in macchina, ma prima abbiamo sostato ad un autogrill e mangiato della buona carne con le patatine fritte ed una birra raccomandataci da don Antonio. Siamo arrivati stremati abbiamo bevuto ancora una birra, visto un po’ di tv italiana via satellite e poi a letto. Domani domenica ci aspetta ancora un concerto per gli ex alunni della scuola dove don Antonio è direttore e poi altri chilometri per tornare a Torun.
Mi sveglio e il sole è già alto e fa caldo. Dalla finestra entra tutta la luce che può. Sembra mezzogiorno. Guardo l’orologio invece sono le sei. Non riuscendo più a dormire mi metto in moto con la mia solita routine: barba, doccia, preghiere. Alle otto celebriamo nella cappellina dei padri salesiani, che sta in soffitta, in una bellissima ed accogliente mansarda. Rosario viene preso di mira da don Antonio e chiede al Signore che egli possa prendere coscienza del dono di una possibile vocazione al sacerdozio. Rosario non è d’accordo e sbuffando e scherzando si presta al gioco delle profezie di don Antonio.
Si parte per il concerto, tra l’altro improvvisato, per gli ex alunni del Don Bosco. C’è già l’amplificazione preparata. Si monta il computer, il mio microfono senza fili e si procede alla prova. Quando ormai il cortile della Chiesa, che si è preparato con l’altare per la Messa che deve celebrare il Vescovo, si riempie di ex alunni e di quelli che attualmente frequentano l’istituto salesiano, don Antonio mi presenta e si comincia con una canzone lenta, poi man mano con quelle sempre più coinvolgenti. Da quanto percepisco, si divertono tutti e non per farmi contento. Per loro sono una novità (il prete che fa la dance) ma nello stesso tempo si riesce anche a trasmettere la mia esperienza vocazionale, fino a parlare della croce come risposta ad ogni tipo di dolore. Insomma ci si diverte, ma anche si toccano temi di alta spiritualità. Mentre andiamo via, don Antonio incomincia a dire cosa era stato per lui l’incontro con me e le mie canzoni. Rimango esterrefatto da quello che dice, tanto che cerco di frenarlo, perché mi sembrava troppo. Lui invece continua e mi prega di ascoltare. Nessuno mai, mi ha detto cose così belle. Mi dice ad esempio che il mio modo di evangelizzare è molto vicino allo spirito di don Bosco che con il gioco cercava strade per arrivare al cuore dei ragazzi. Un accostamento questo, che mai avevo riflettuto.
Ritornati alla base (all’istituto salesiano) ci si riprende dalla stanchezza e dalla sudata e poi si va a Torun di nuovo negli studi di Radio Maria. Qui ci aspetta don Piotr per il pranzo. Ancora don Antonio riporta le sue impressioni a caldo e addirittura caldeggia una possibile produzione di “Jesus on line” in Polonia (magari!!!). Dopo il pranzo don Antonio va via e nel salutarmi mi abbraccia affettuosamente come sa fare un fratello. Abbiamo trascorso due giorni con lui, di vera fraternità sacerdotale parlando liberamente delle nostre spiritualità. Io di quella focolarina e lui di quella salesiana e in tanti punti eravamo sulla stessa frequenza d’onda, specie sulla “visione non clericale” del fare evangelizzazione. Insomma anch’io ho da testimoniare il bene che è circolato fra noi, fino a sentire la Presenza di Gesù in mezzo a noi. Grazie, don Antonio, e alla prossima mia venuta in Polonia, se mai ci sarà, ti voglio come mio traduttore ufficiale, ma soprattutto come l’altro polo senza il quale non scatta la Presenza di Gesù in mezzo a noi.
Il pomeriggio passa con una bella dormita ristoratrice, anche se il caldo è eccessivo, da ferragosto siciliano. Al risveglio c’è Piotr, stavolta con maglietta e pantaloni, senza il suo abito talare redentorista. Sembra un’altra persona. Ci accompagna per la città. Vediamo la casa di Copernico (quello che mise in discussione la centralità della terra e che incominciò a ipotizzare che fosse il sole ad essere circondato dai pianeti), il luogo dove si svolge il festival “Song of Song”, la Vistola, il fiume che divide la città, la torre pendente, come quella di Pisa. Al centro conosciamo un ristoratore italiano, ma la birra la prendiamo altrove, perché deve essere polacca. Si ritorna alle quiete stanze dove prepariamo le valige. Si partirà presto alla volta di Varsavia con lo stesso autista che era venuto a prelevarci all’aeroporto. Molto lento, ma preciso e responsabile. Lunedì trenta maggio, il risveglio è traumatico. Una vespa è entrata nella camera, perché avevo lasciato la finestra aperta. Scappo di qua e di là per la stanza, ma una volta calmatomi e ripreso il controllo della razionalità, vado alla finestra la spalanco e la bestiola se ne va. Intanto era prestissimo, ma orami la mia adrenalina era al massimo. Solito rito mattutino, aspetto l’ora della colazione, ci si lava i denti in fretta, si prendono le valige e mentre stiamo attraversando il corridoio, Piotr mi da una busta. Disorientato non so dove metterla e cosa dire. Solo in aeroporto dopo il check-in la apro e ritrovo abbondanza di Provvidenza in euro. Provo sentimenti contrastanti perché mi rendo conto che la vita in Polonia non è come quella in Italia e che tutto costa molto meno e che radio Maryja ha fatto uno sforzo notevole. Spero di essere almeno stato all’altezza di quella Provvidenza. Intanto mi è servita per saldare alcuni debiti. Infatti, non avendo avuto disponibilità economica avevo rimandato e accumulato il contributo che dovevo versare per la casa che mi ospita a Roma. Qui la vita è costosissima. Studiare a Roma è un’impresa prima economica e poi intellettiva. Ma la Provvidenza davvero non mi è mai mancata proprio attraverso i concerti.
Si parte da Torun con la Golf di Piotr. Il viaggio è lungo attraverso strade trafficate. Sorpassare i camion è un’impresa. Ancor di più lo è per il nostro autista che è un po’ impacciato. A pochi chilometri da Varsavia proprio a lui capita un incidente. Mentre guida si accorge che gli esce sangue dal naso. Il caldo è così forte che lui mal lo sopporta. Ci fermiamo, gli presto come posso soccorso e poi mi metto alla guida. All’autogrill continuiamo il soccorso finché l’emorragia non si arresta. Si riparte ma sempre con la stessa preoccupazione. Intanto il povero ragazzo si scusa mille volte, e mille volte gli dico che non si deve preoccupare, che va tutto bene e che l’importante è che lui stia bene. All’aeroporto gli regalo i miei due cd, è contentissimo. Avevo portato con me alcune copie, per poterle vendere, ma sapendo che i polacchi non se la passano troppo bene, li ho regalati a chiunque me li chiedeva.
L’aereo parte puntuale. Ci lasciamo alle spalle un’esperienza stupenda. Mi ritornano volti e sorrisi e le parole di una canzone di Baglioni, “ragazze dell’est”: “Io le ho viste portare fiori e poi fuggire via…”. Nostalgia, malinconia, ma occorre il passo più importante che Chiara Lubich ci ha insegnato: “Ogni distacco dal bene fatto è un contributo a edificar Maria”. OK, ci sto. Taglio netto. Mi proietto nell’attimo presente cercando di amare tutti quelli che incontro, perché sono Gesù. Dalla hostess al viaggiatore vicino e poi i poliziotti all’arrivo e poi la commessa del bar e poi…a casa con don Enrique, che ci è venuto a prendere a Frascati e don Leon che aveva già la pentola con l’acqua bollente per calarci gli spaghetti. Che amore! E questo vale!
Ieri sono stato in Facoltà per il primo esame della sessione. Don Tadek, il decano appena mi vede mi fa i complimenti per l’ondata di gioia e per il modo di evangelizzare portato in Polonia. Gli sono arrivati echi positivi. Soprattutto la mamma è un’assidua ascoltatrice di Radio Mryja ed è rimasta compiaciuta facendo i complimenti al figlio per come vengono preparati gli studenti all’Università Pontificia Salesiana. Un risvolto positivo di immagine per la nostra Facoltà di Scienze delle Comunicazioni o una mamma premurosa per il figlio e per quello che fa? Comunque grazie per questa eco del mio viaggio in Polonia.
Insomma che dire se non grazie, per quest’altra avventura a nostro Signore certamente, poi a Roberto Bignoli, che aveva parlato di me a Piotr, a padre Piotr per avermi invitato e poi grazie a chi ha potuto gioire ed imparare qualcosa dalla mia testimonianza sincera attraverso le canzoni che Dio stesso mi da di scrivere e cantare.