Cielo slavo (di don Mimmo Iervolino)
Un altro capitolo al mio curriculum? Certamente, ma soprattutto un’altra esperienza che mi ha ulteriormente aperto il cuore, allargato gli orizzonti, arricchito enormemente.
Tutto è cominciato a gennaio scorso, al nostro raduno dei sacerdoti focolarini a Castelgandolfo. Qui ho incontrato don Ludo, attualmente parroco di Skalica (a 100 km da Bratislava), che nella sua grande lungimiranza e conoscendo tutte le mie produzioni discografiche, mi ha invitato per un festival che si svolge ogni anno e che quest’anno ha coinciso con la vigilia della Pentecoste. Non avendo altri impegni ho messo nell’agenda la possibilità di andarci. Con me l’ormai inseparabile Rosario, mio nipote e nel frattempo don Virgilio e don Luigi del mio stesso “focolare”, hanno maturato la possibilità di visitare Praga.
Siamo partiti il due di giugno andando in macchina fino a Fiumicino. Abbiamo lasciato il long term con la consapevolezza che al ritorno avremo un ‘salasso’, ma chi se ne frega… Abbiamo spedito alcuni bagagli e poi siamo andati al ristorante a mangiare qualcosa. La mia ansia sale. Eppure non è il primo volo, ma non ci posso fare nulla sto male. Tutto il viaggio è ok. Si arriva a Bratislava con un’ora di ritardo e ad attenderci c’è Riccardo, il fratello di don Ludo, con una mercedes station wagon che accoglie volentieri il nostro bagagliume, come al solito esagerato. Cento km ancora e siamo arrivati. L’inizio del tragitto è caratterizzato dall’ingorgo cittadino che a dire di Riccardo è dovuto alla gente che va a farsi il week-and e da un tunnel dove si viaggia su di un’unica corsia. Riccardo parla bene l’italiano perché è stato diverso tempo in Italia a lavorare e ha vissuto anche un periodo nella cittadella del Movimento dei Focolari, Loppiano, che si trova vicino Incisa Valdarno (FI). In un attimo con nostra sorpresa Riccardo fa un’inversione da brivido e ci ritroviamo per stradine secondarie, ci spiega che vuole evitare il traffico ed arrivare al più presto. Premesso che pioveva e faceva anche un po’ freddo, Riccardo adopera tutto il pedale dell’acceleratore stando quasi sempre incollato alla scia provocata dalle macchine che precedono. Un incubo i chilometri di autostrada percorsi in questo modo. Il dolore nella spalla che avevo dal giorno precedente mi si acuisce. È un continuo offrire a nostro Signore, che fin lì aveva fatto andare tutto liscio. In altri viaggi le difficoltà si manifestavano in tanti altri modi, stavolta il buon Dio ha preferito darmele in diretta con il dolore alla spalla. Non mi sfiora neanche l’idea che mi si possa bloccare la schiena e mandare all’aria i concerti.
Arriviamo e Ludo è felice di vederci. Ci accoglie con tanto di termosifoni accesi ed un ambiente molto caldo. Era quello che ci voleva. Appoggio le spalle alla caldaia e il dolore diminuisce. La cena è pronta: brodo vegetale con un tipo di pastina molto delicata, arricchito da carote e per chi vuole, sale arricchito da spezie. Il secondo è una sorpresa per me, pesce impanato con insalata di riso e verdure… Si parla, si fanno i programmi. Don Virgilio e don Luigi partiranno all’indomani mattina con un ragazzo e il suo papà alla volta di Praga, io e Rosario restiamo in casa per preparare il concerto serotino. Infatti, non sono ancora pronte le traduzioni che don Ludo doveva fare già da tempo. Si va a letto. Il dolore alla spalla non mi fa dormire bene e don Virgilio è un’ottima compagnia russante. Conciliare l’uno e l’altro è stata un’impresa. Interessante è stato il risveglio. Don Virgilio pieno di dolori per la grande umidità ha profetizzato: “come si fa ad andare a Praga in queste condizioni?”. Sembrava l’uomo delle nevi con le giunture tutte doloranti ed io a fargli eco coi miei dolori… Infine abbiamo diviso le scorte di antidolorifici e aspirine. Alle otto a colazione abbiamo conosciuto il papà del ragazzo che avrebbe accompagnato don Virgilio e don Luigi. Una persona straordinaria. Con un sorriso a dir poco celestiale, timorato di Dio e con una fiducia incrollabile ci ha comunicato di avere 11 figli. Coraggioso, virtuoso, quello dall’identità forte per dirla alla Papa Ratzingher. Un credente attuale o di altri tempi…chissà! Certo esiste sta lì sotto ai miei occhi e ancora stento a crederci. Ma sì, stiamo in Slovacchia mica in Italia?! Loro partono e ci diciamo di tenerci collegati con gli SMS. Don Virgilio si porta tutto l’armamentario invernale che aveva portato con sé e così don Luigi.
La mattinata mia e di Rosario, passa tra visite in internet e le famose traduzioni dei powerpoint delle mie canzoni. A fine mattinata don Ludo ne aveva tradotte 10. Sembravano sufficienti. Dopo pranzo siamo andati in un ospizio a celebrare Messa. È ovvio che non capivo niente. Don Ludo mi ha pregato di raccontare chi ero, da dove venivo, di dire un pensiero sulla Pentecoste e poi cantare una canzone. È stato solo il principio. Infatti spostatici nella Chiesa dove doveva svolgersi il concerto, abbiamo montato gli strumenti e mentre si susseguivano i primi singers della manifestazione, don Ludo ne ha approfittato per farmi visitare l’intero ex convento francescano oramai proprietà per la gran parte del comune, confiscato a suo tempo dal regime comunista. Mi ha fatto vedere la vinoteca, e la cucina dove producono un dolce locale il TRDLNIK, ossia una pasta dolce che si avvolge attorno a dei legni tondeggianti ma lunghi come spiedini, che girando sulla brace, permettono la cottura della pasta, poi si sfila il dolce ormai cotto e lo si cosparge di zucchero filato. Tagliando il TRDLNIK a fettine si ha l’impressione dia vere davanti delle piccole ciambelle tutte uguali e saporite. Fattasi ora ci siamo preparati per la Messa affollatissima. Il festival è stato interrotto dalla celebrazione. Ancora una volta ho raccontato chi ero ecc. ed anche ho ricantato la canzone “innamorami di Te” che ha una bella estensione vocale col finale alla Claudio Villa. L’alto gradimento ha preparato il terreno per il concerto che si è svolto fra l’ilarità della gente che mai sognava o poteva prevedere che questo prete li avrebbe fatto ballare, cantare, divertire. Non è che lo voglio dire, ma gli applausi finali hanno richiesto il prolungamento del concerto con un doppio bis. Il finale è stato però scosso da un evento increscioso. Don Ludo è dovuto correre in canonica perché qualcuno ha tentato di entrare. Mi comunica la cosa e corre via all’insaputa della gente, mentre io devo concludere lo spettacolo sapendo che forse potevano scomparire per sempre i pochi soldi che ci eravamo portati, ma soprattutto i documenti. Per questi ero molto preoccupato. Faccio un altro atto di fede e continuo lo spettacolo. Quando sembra che tutto vada bene c’è sempre il disgraziato che deve mandare all’aria la gioia, la bellezza del momento che stai vivendo costringendoti a stare sempre coi piedi ben saldi per terra. Comunque la gioia era palpabile ed abbiamo dovuto abbracciare quell’incertezza che si profilava a causa del ladro e continuare lo spettacolo. Senza farmi vincere dalla preoccupazione mi sono affidato a Gesù accettando tutte le conseguenze che ci sarebbero state. In realtà abbiamo saputo dopo che la gente era andata via, che il ladro non aveva potuto rubare niente perché le porte delle camere erano state ben chiuse. Alcuni passanti poi avevano dato immediatamente l’allarme e il ladro s’era dovuto dileguare prima di commettere i furti. Ma torniamo al concerto. In Italia non mi è mai capitato un entusiasmo così. Anch’io meravigliato e compiaciuto, ma stanco morto assaporavo già il silenzio e il riposo della canonica riscaldata, ma don Ludo è così felice che vuole farmi conoscere un gruppo di suoi ragazzi che stavano in ritiro in una casa di montagna a pochi chilometri da Skalica e così non ho potuto dire di no.
Siamo partiti e anche lì l’intervista, alcune canzoni, i balli, la testimonianza e la stanchezza raddoppiava. Finalmente di ritorno a casa abbiamo cenato ancora col brodo stavolta con altra pasta e una fetta di carne. Sono andato a letto che mi faceva male tutto. Non avevo portato con me la maglietta intima di ricambio e così mi si sono asciugate addosso le due sudate. Ho ancora offerto. Ero stanco ma felice. Intanto mentre ero già tra le braccia di Orfeo, al calduccio sotto il piumone-materasso, pensavo a don Ludo che doveva ancora prepararsi la predica per la trasmissione radiofonica della Messa per la Radio di Stato. Alle sei avrebbe dovuto anche celebrare la prima Messa. Povero don Ludo. Non potevo certo sostituirlo per la Messa o nel preparare la predica. Avrò dormito otto ore come non facevo da tempo. Dopo colazione io e Rosario ci siamo recati nella chiesa parrocchiale dove già erano stati montati tutti gli strumenti per la trasmissione. Don Ludo un vero campione ad organizzare nei minimi particolari la liturgia che è stata impeccabile, mi ha anche permesso di concelebrare e al ringraziamento ha fatto smettere il coro parrocchiale per farmi cantare due canzoni. Dunque nel mio curriculum vitae anche una diretta intercelebrativa via internet, via satellite e per tutta la Slovacchia. Davvero il centuplo per me che ero partito per fare solo un atto d’amore nei confronti di don Ludo, che con sacrificio aveva accumulato i soldi per il biglietto aereo per me e mio nipote. Non ho preteso niente altro che il biglietto sapendo quante difficoltà hanno da quelle parti.
Un atto d’amore che è stato anche ripagato con un altro concerto inaspettato in un’altra città a 150 Km da Skalica, che si è svolto in una Sinagoga. Quando mi ha riferito questa novità ho subito ringraziato Dio che mi permetteva un’esperienza così particolare, così singolare. Ho chiesto allora a don Ludo di fare un altro piccolo sforzo, di tradurre un altro powerpoint, di una canzone che avevo scritto per la giornata della memoria a gennaio scorso dal titolo “Mai più la notte”. Dopo il pranzo con don Ludo abbiamo attraversato campi verdeggianti e distese di boschi fino ad arrivare a Šurany. Prima siamo stati dal suo vicario foraneo, che ci ha abbeverati con una buonissima limonata e poi siamo andati alla Sinagoga. L’impatto è stato tremendo. La sinagoga non era recente. La facciata faceva presagire che lì ci avevano pregato tantissimi ebrei poi portati dai nazisti nei campi di concentramento. La mia canzone così aveva ancor più significato. Quando l’ho cantata mi sono emozionato fino a commuovermi, sentivo che la storia in qualche modo era passata di là ed io ne facevo memoria e nello stesso tempo ne celebravo il memoriale: “Ogni olocausto è una vergogna dell’uomo che s’inganna, che non vuol credere che la vita non è tutta in un’idea anche se pensata, anche se creduta…”.
Ecco il culmine di questa mia passeggiata in terra Slovacca: ritrovare le radici cristiane in un popolo che ha sofferto a causa di un’ideologia, quello ebreo e, di un altro che ha sofferto per un’altra ideologia, quella comunista-dittatoriale. Dolori su dolori. “Mai più la notte” non solo per gli Ebrei, ma per tutti i popoli della terra. Per notte intendo il buio epocale in cui si trova la nostra storia attuale. Giovanni Paolo II parlava di una notte spirituale da superare col ritorno alla fede. Qualche mistico parla di una “prova collettiva” che l’umanità sta passando. Dobbiamo pregare molto affinché passi senza troppe nefaste conseguenze.